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BaBeL 2 movie – Topographixx-BaBeL 2 movie – Topographixx

topographixx
Topographixx

Domenica 20 H19

TOPOGRAPHIXX: Trans in the landscape

Un programma internazionale di video arte che si occupa di paesaggio, frontiera, zona e territorio, in un ambito transgender.
Curato da Tobaron Waxman. Introduzione di Francesco Macarone Palmieri aka Warbear

1.Chris Vargas (USA)
Have you ever seen a transsexual before? _ 2010 (04 min)
“La prima metà del video registra una guerriglia e, attraverso la ripetizione, diventa una dichiarazione e una campagna di visibilità per Transessuali FTM(Female-To-Male). Quando la campagna si dimostra inutile, io entro in un un magico mondo animato, dove osservo e sono confortato da una fauna colorata e appariscente. Dedicato all’amico Sam Lopes.” – Chris Vargas.

2. Barbara de Genevieve (Chicago)
Out of the Woods _ (08 min)
Una scena di sesso nel bosco tra FTM (Female-To-Male) e MTF (Male To Female), girato durante il Camp Trans.
Vincitore del Paris Post Porn Film Festival Award 2011.

3. Del LaGrace Volcano (London/Stockhölm)
The Passionate Spectator
 _ 2004 (10 min)
Un’apparizione genderqueer elegantemente agghindata attraversa un paesaggio urbano Europeo. Ispirato da Baudelaire e dall’ultimo Brixton Brady, questo corto incarna la magia del “Flaneur”, che “vede ma non compra” e si ritrova in continuo movimento attraverso confini che lui/lei rifiuta di riconoscere. (nota: sia BriXton Brady che Del LaGrace sono identificati come ermafroditi, questo potrebbe essere il primo esempio di film non-narrativo di “cinema intersessuale”).

4. Raafat Hattab (Jaffa)
Bidun Unwaan _ (06 min)
Nella maggior parte del suo lavoro, Raafat si esibisce in una figura non tradizionale di drag come “Arouse Falastin” (La sposa della Palestina, عروس فلسطين). La sposa della Palestina fa riferimento nella cultura storico-tradizionale Palestinese all’antica città-porto di Jaffa. In ‘Bidun Unwaan’ (untitled), il ritornello della colonna sonora canta “Lascio questo posto” e in arabo il titolo della stessa, vuol dire anche “Senza indirizzo di posta”. L’albero di ulivo, simbolo del villaggio Palestinese, e Raafat, amorevole balia dell’albero, sono le due figure che non lasceranno mai quel luogo. Ma quando la camera allarga l’inquadratura, si svela che il contesto di questa scena di amorevole coltivazione non è altro che Rabin Square in Tel Aviv, e la sorgente dell’acqua è la fontana nei pressi del Municipio al centro della più grande città Sionista.
Raafat Hattab: “Per me, l’albero che rappresenta l’identità Palestinese, si trova in un luogo che prima era Palestina, la sua terra originaria, e adesso, è piantato in un luogo confinato che non è un uliveto; è isolato. Rappresenta me, è cosi che mi sento”.

5. Mirha Soleil Ross (Quebec) _ 2002 (13 min)

Allo performance _ 2002 (13 min)

Da Maggio 2001 a Febbraio 2002, l’artista Mirha-Soleil Ross, una donna trans, come parte del suo progetto “The Pregnancy Project” (Il Progetto Gravidanza) nei 9 mesi di durata del di questo ciclo di progetto è apparsa in pubblico sempre mostrandosi incinta. Il vestito apparentemente innocente che appare in questo video montato con molta cura è ispirato da Shulmit Firestone.
“Mia madre non ha mai utilizzato termini spirituali per parlare di Cristianità. In questo video lei usa parole, che per me, vanno oltre le culture e, che sono strettamente legate a una cultura Aborigena che viene da una religione convertita antica di 500 anni, l’Anusian (Gli Anushim sono dei cripto-ebrei che furono costretti a convertirsi in Spagna e Portogallo e che fuggirono per essere i primi stabilire nella New France). La sua spiritualità si sviluppa ijn termini di “destino” e in questo senso è estremamente “aborigeno”. Queste, sono cose che la maggior parte della gente sicuramente non comprende, ma a noi poco importa. La maggior parte del contenuto vuole interpretare e codificare il senso identitario della donna. Alla fine del video cado nell’acqua, crollo, mi abbandono nell’acqua per essere una donna capace di riprodurre, sia il suo essere ebrea che aborigena in un territorio straniero”- Mirha Soleil Ross

6. Raafat Hattab (Jaffa)

Houria _ (07 min)

In “Houria” (Sirena/Libertà), Hattab intervista Yousra, sua zia, che gli racconta una serie di storie tramandate, che parlano dei luoghi in cui la sua famiglia ha vissuto, e dove si è dispersa nel 1948. L’immagine delle sue storie si sovrappone alla fantasia di Hattab di essere travestito da sirena sulla costa di Al-Manshiyeh, il quartiere dei nord palestinesi che confina con il mare e Tel Aviv. Hattab, che è genderqueer, è perennemente in bilico fra due mondi, non diversamente dalla sirena spiaggiata.

7. Rémy Huberdeau (Canada)
Au pays des esprits (Home of the Buffalo) _ 2009 
(04:26 min)

Costruito da immagini d’archivio di praterie canadesi, scattate fra il 1920 e il 1940, questo film esplora, in maniera del tutto poetica, la relazione di un/a figlio/a, con suo padre, e quelle della famiglia con la propria terra.

8. Yossi Yacov (Berlin/Tel Aviv)
The National Erection _ 2007 (04 min)

Riferendosi ad un monumento storico di un cannone del 1948, gli Attivisti queer costruiscono un pene-cannone gigante, rosa, per spruzzare mastodontiche eiaculazioni sui monumenti militari e sionisti di Tel Aviv, come gesto di protesta, così travestendo l’etica nazionale in un pene spruzzante di raso rosa. I residenti raccontano che la polizia si sentì incastrata? Allineata? Gelosa? Comunque abbastanza per distruggere a randellate “l’erezione nazionale”, castrando il fallo queer, in risposta all’attivismo perverso del paesaggio del mito nazionalista.

9. Jacolby Satterwhite (USA)
Reifying Desire _ 2011 (7min)

Animazione 3d/Video Digitale. La Storia del Mito della Creazione Queer basata su disegni e accompagnamenti vocali della madre dell’artista. Jacolby descriveva “”Reifying Desire” : “per me è un paesaggio psicosessuale queer non senziente, costruito dai disegni di una schizofrenica, e dalle riconfigurazioni di suo figlio che riutilizza il materiale da lei disegnato.” E continuava definendo ‘Queer’ come “la diversità di chi è al di fuori della normatività”.

tobaron.com

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Sunday H19

TOPOGRAPHIXX: Trans in the landscape

An international program of video art concerned with landscape, border, zone and territory, in a transgender spectrum
Curated by Tobaron Waxman. Introduction by Francesco Macarone Palmieri aka Warbear

1.Chris Vargas (USA)
Have you ever seen a transsexual before? _ 2010 (04 min)
“The first half of the video records a guerilla performance, and through repetition, becomes a declaration and a campaign for Female-To-Male (FTM) transsexual visibility. When the campaign proves futile I enter a magical animated world where I observe and am greeted by colorful and flamboyant wildlife. Dedicated to friend Sam Lopes.” – Chris Vargas

2. Barbara de Genevieve (Chicago)
Out of the Woods _ (08 min)
Una scena di sesso nel bosco tra FTM (Female-To-Male) e MTF (Male To Female), girato durante il Camp Trans.
Vincitore del Paris Post Porn Film Festival Award 2010.

3. Del LaGrace Volcano (London/Stockhölm)
The Passionate Spectator
 _ 2004 (10 min)
An elegantly costumed genderqueer apparition traverses a European urban landscape. Inspired by Baudelaire and the late Brixton Brady, 
this short embodies the magic of the flaneur who
sees but does not buy, who is in constant movement across borders which s/he refuses to recognize. 
(note: both the late BriXton Brady and Del are ‘herm’ identified. This film may be the first non-narrative example of an ‘intersex cinema’.)

4. Raafat Hattab (Jaffa)
Bidun Unwaan _ (06 min)
In much of his work, Raafat performs in a non-traditional drag as ‘Arouse Falastin’ (The Bride of Palestine) عروس فلسطين. The Bride of Palestine is a traditional Palestinian reference to the ancient port city of Jaffa. In ‘Bidun Unwaan’ (untitled) the refrain of the soundtrack is “I leave the place”, and in Arabic the title also means ‘without mailing address’. As the loving caregiver to the tree, both Raafat and the olive tree as symbol for the Palestinian village are two figures who have never left the place. When the camera zooms out, the context for this nurturing is revealed to actually be in the middle of Tel Aviv’s Rabin Square, and the source of the water is the fountain pool by City Hall, at the centre of Zionism’s largest city.
Raafat Hattab: “For me, the tree that represents my Palestinian identity, is planted in a place that, on one hand, it was Palestine, the original land of it. And now it’s planted in a place that is framed, so its not its natural place, its not an olive grove and it’s lonely. It represents me, that’s how I feel.”

5. Mirha Soleil Ross (Quebec) _ 2002 (13 min)

Allo performance _ 2002 (13 min)

From May 2001 to February 2002, artist Mirha-Soleil Ross, who is a trans woman, appeared pregnant every time she was in public as part of her 9 month long performance art cycle “The Pregnancy Project”. Ross’ seemingly innocuous dress is inspired by Shulamit Firestone, in this carefully layered performance video. “My mother never used spiritual terms related to Christianity. In this video she uses words that to me, go across culture and are related to Aborginal Culture, and come from 500 years of old, converted Anusian religion (Anushim are crypto-Jews forced to convert in Portugal and Spain who escaped to be early settlers of New France.) Her spirituality is in terms of ‘destiny’ and that is very Aboriginal. Those are things that most people wouldn’t understand, but we didn’t care. So much of the content is to render and recodify a sense of who the woman is. At the end of the video I fall in the water, I collapse, I fail in the water, to be a woman who can reproduce, can reproduce either Jewishness or Aboriginalness, on foreign territory.” – Mirha Soleil Ross

6. Raafat Hattab (Jaffa)

Houria _ (07 min)

In “Houria” (Mermaid/Freedom), Hattab interviews Yousra, his aunt, who tells him generations of stories she has inherited, about where they lived, and where parts of the family dispersed to in 1948. The image of her storytelling is interwoven with imagery of Hattab dressed as a mermaid on the shore of Al-Manshiyeh, the northern Palestinian neighbourhood that borders the sea and Tel Aviv. Hattab, who ID’s as (what is in English codified as) genderqueer, is perpetually between contexts, not unlike the beached mermaid.

7. Rémy Huberdeau (Canada)
Au pays des esprits (Home of the Buffalo) _ 2009 
(04:26 min)

Constructed from Canadian prairie archival images taken between 1920 and 1940, this film lyrically explores a son/daughter’s relationship with his/her father and the family’s relationship to their land.

8. Yossi Yacov (Berlin/Tel Aviv)
The National Erection _ 2007 (04 min)

Referencing a historic cannon-monument from 1948, Queer activists create a giant pink cannon-cock, to squirt giant cumshots on Tel Aviv’s military and Zionist monuments as a protest gesture, thus ‘dragging’ the national ethos as a squirting pink satin penis. Locals report that the police felt compelled? justified? jealous? enough to destroy the ‘national erection’ with clubs, castrating the queer phallus, in response to the activists perversion of the landscape of national myth.

9. Jacolby Satterwhite (USA)
Reifying Desire _ 2011 (7min)

3D animation / Digital Video. A Queer Creation Myth Story based on the artist’s mother’s drawings and vocals. Jacolby described “Reifying Desire” to me as a “queer, non sensical, psychosexual landscape….built from drawings made by a schizophrenic, and her son vogues around the material culture she drew.” He went on to define ‘Queer’ as “queer in the definition of outside of normativity”.

tobaron.com

BaBeL2 movie – Mare chiuso / Andrea Segre-BaBel2 movie – Closed sea / Andrea Segre

Mare chiuso / Andrea Segre

Giovedì 17 H22

Tra maggio 2009 e settembre 2010 oltre duemila migranti africani vennero intercettati nelle acque del Mediterraneo e respinti in Libia dalla marina e dalla polizia italiana; in seguito agli accordi tra Gheddafi e Berlusconi, infatti, le barche dei migranti venivano sistematicamente ricondotte in territorio libico, dove non esisteva alcun diritto di protezione e la polizia esercitava indisturbata varie forme di abusi e di violenze. Non si è mai potuto sapere ciò che realmente succedeva ai migranti durante i respingimenti, perché nessun giornalista era ammesso sulle navi e perché tutti i testimoni furono poi destinati alla detenzione in Libia. Nel marzo 2011 con lo scoppio della guerra in Libia, tutto è cambiato. Migliaia di migranti africani sono scappati e tra questi anche rifugiati etiopi, eritrei e somali che erano stati precedentemente vittime dei respingimenti italiani e che si sono rifugiati nel campo UNHCR di Shousha in Tunisia, dove li abbiamo incontrati. Nel documentario sono loro, infatti, a raccontare in prima persona cosa vuol dire essere respinti; sono racconti di grande dolore e dignità, ricostruiti con precisione e consapevolezza. Sono quelle testimonianze dirette che ancora mancavano e che mettono in luce le violenze e le violazioni commesse dall’Italia ai danni di persone indifese, innocenti e in cerca di protezione. Una strategia politica che ha purtroppo goduto di un grande consenso nell’opinione pubblica italiana, ma per la quale l’Italia è stata recentemente condannata dalla Corte Europea per i Diritti Umani in seguito ad un processo storico il cui svolgimento fa da cornice alle storie narrate nel documentario.
Parteciperanno alla presentazione del film Fernando Chironda di Amnesty International e ZaLab.


amnesty international




mare-chiuso

Mare chiuso / Andrea Segre

Thursday 17 H22

Since March 2011, after the outbreak of the Libyan War, many African migrants and refugees escaped from the country. While a part of this flow has found shelter in refugee camps at the border with Tunisia, others managed to reach Italian coasts by boat. Many of them had been previously pushed back by Italy as a result of an agreement signed by Berlusconi and Gaddafi in 2008. Since the signature of this deal, all migrants intercepted at sea by the Italian navy were forcibly returned to Libya, where they were exposed to any kind of abuses by local police.
Our documentary aims to tell what actually happened to African refugees on the Italian ships during these “push back operations” and in Libyan prisons after their deportation. We met our witnesses in Shousha refugee camp, at the border between Libya and Tunisia, and in two reception camps for asylum seekers (C.A.R.A.) in southern Italy. Their interviews constitute the main part of the documentary, along with a session of the European Court of Human Rights in Strasbourg, where one of our witnesses sued Italy. The Court has recently condemned Italy for violation of the European Convention on Human Rights.
Presentation also with Fernando Chironda _ Amnesty International and ZaLab.


amnesty international




Closed sea

BaBeL2 movie – Abbiamo un problema-BaBeL2 movie – We have a problem

Abbiamo un problema / Cane Capovolto

Domenica 20 H18

Il gruppo Canecapovolto è stato fondato a Catania nel 1992 sul modello della confraternita filosofica. La ricerca di CC passa attraverso varie esperienze che privilegiano la matrice scientifica della comunicazione e soprattutto la sua risposta nello spettatore. Le tematiche affrontate fanno costante riferimento all’universo sociale, con una considerazione particolare per la società dello spettacolo e l’Uomo-massa, che rinsalda un legame con alcune pratiche di matrice situazionista. E’ tra le zone d’ombra tra ascolto e visione che cc ha fondato la sua identità ed il suo messaggio.
canecapovolto.it

Abbiamo un problema / Cane Capovolto

Sunday 20 H18

The group Canecapovolto was founded in Catania in 1992 on the model of philosophical brotherhood. The research of DC go through various experiences which promote scientific matrix of communication and especially his spectacular response. The themes are always reference on social universe, with particular consideration for the society of the spectacle and the Man-mass, which strengthens a bond with some matrix situationist practices. Canecapovolto has based its identity and its message between the gray areas and between hearing and vision that .
canecapovolto.it

BaBeL2 movie – Comando e controllo-BaBeL2 movie – Command and control

Comando e controllo _ Alberto Puliafito

Venerdì 18 H 21,30

Comando e controllo di Alberto Puliafito (IK Produzioni). E’ un racconto corale, lucido e puntuale, della deriva autoritaria della gestione del potere in Italia attraverso le emergenze. Una vera e propria indagine che, come in un romanzo giallo, si snoda attraverso quattro indizi per ricostruire le trasformazioni avvenute negli ultimi anni nel Dipartimento Nazionale della Protezione Civile e il modo in cui è stato gestito il post-terremoto all’Aquila: dalla mancata ricostruzione alla costruzione immediata delle controverse C.A.S.E. di Berlusconi. Ma non è una storia che riguarda solo l’Aquila. In Italia, l’emergenza si sta allargando a tutto il normale vivere democratico. E tutto il normale vivere democratico può essere gestito “in deroga”.
E’ la storia di un modello di gestione del potere autoritario, ma dal volto gentile che si sta imponendo in Italia e nel mondo.
Comando e controllo

Comando e controllo _ Alberto Puliafito

Friday 18 H 21,30

It’s a choral, lucid and exact story of the authoritarian management of power in Italy by emergencies. A real investigation, as in a detective story that leads you through four clues to reconstruct the changes which occurred in recent years in the Civil Protection Department and the way it was handled the post-earthquake in L’Aquila: the failure reconstruction of the immediate construction of the controversial CASE Berlusconi. But it is not just a story about L’Aquila. In Italy, the disaster is spreading to all the normal democratic life. And all the normal democratic life can be managed “in derogation”. It’s the story of a management model of authoritarian power, but by the gentle face that is emerging in Italy and worldwide.
Command and control

BaBeL2 – proiezioni-BaBeL2 – screenings

Quadrillage
Quadrillage (The Grid)

QUADRILLAGE ::: proiezioni 12.11.2011

Riceviamo da The Psychic Warfare questo video e questo comunicato:”La sezione tedesca del The Psychic Warfare ha ospitato la prima Cooperazione Internazionale dello PW. Il risultato è il secondo video della serie “The Psychic Warfare Video Digest”. L’argomento di questo numero è Spazio Architettura Urbanismo. Benchè The Psychic Warfare non faccia mai le sue scuse, questa volta dobbiamo farle alla sezione Irlandese che ha messo molto lavoro in questo video, ma è stata esclusa dai credits per colpa di un editor ubriaco”. Guarda il video! PW video digest #2. Il video sarà trasmesso nel corso delle attività di BaBeL2

Quadrillage
Quadrillage (The Grid)

QUADRILLAGE ::: screening12.11.2011

We receive from the Psychic Warfare this video and this comunicate:”The german section of the psychic warfare hosted the first international cooperation of the PW. The result is the second video in the series, “The Psychic Warfare Video Digest”. The topic this time is space, architecture and urbanism. Although the PW never apologize we have to do just that to the irish section who put a lot of work into this, but was left out of the credits due to a drunk editor”. Watch the video! PW video digest #2. A screening is scheduled in BaBel2 activities.

BaBeL2 movies-BaBeL2 movies

Cidade dos Homines
Umshini Wam
Play Time

MOVIES ::: proiezioni 12.11.2011

a partire dalle 18:00

City of Men (Cidade dos Homens) / Kátia LUND, Fernando MEIRELLES, 102′
City of God racconta la storia sulle origini dello spaccio nelle comunità collinari di Rio de Janeiro. Gli spacciatori qui sono il tema del film, sullo sfondo si vede la comunità che apprende ad affrontare questo nuovo ordine. City of Men potrebbe essere pensato come l’altro lato della storia. E la storia dei diversi aspetti del vivere in una di queste comunità, in questo caso il problema è la paternità o la rottura della cellula familiare, e il traffico di droga resta sullo sfondo.


Umshini Wam (Bring me my machine gun) / Harmony KORINE, 16′
Grandi sogni, grandi canne, grandi cerchioni e grossi calibri. È tempo di diventare gangsta, gangsta. Ninja e Yo-Landi sono veri amanti sulla sedia a rotelle e veri gangsta. Vivono nella periferia della civiltà, sparano a vuoto per divertimento, fumano canne massicce e dormono nel bosco. Non hanno alcuna gioielleria sbrilluccicante da mostrare per loro credibilità gangsta ma il mondo merita di sapere chi sono. Sono barboni, e le loro ruote stanno iniziando a mollare. Ninja è stanco della loro esistenza vagabonda ma Yo-Landi non gli permette di rinunciare. Ciò che ne deriva è un guaio per il più grande gangsta, il realista del reale, la vera merda gangsta.http://www.youtube.com/watch?v=eMVNjMF1Suo


Play Time / Jacques TATI, 119′
L’ossessione della società capitalista per i beni materiali, le superficiali relazioni sociali, e la natura fredda e poco pratica della tecnologia e del design: Playtime è un commento ironico e lucido sull’architettura della globalizzazione e dell’International Style. “Play Time è un film giustamente celebrato per i suoi set stupefacenti. Ogni scena è girata in un modello di una Parigi iper-moderna appositamente costruito, tutte superfici piane, pavimenti scintillanti e mobili scomodi. Gran parte è realizzato tramite una prospettiva forzata (gli edifici vicini sembrano più distanti e quindi più grandi) e con facciate fotografate posizionate di fronte ad altre strutture (e quindi che non offrono riflessi nei loro pannelli specchianti). Il cast delle comparse è riempito di sagome bidimensionali di foto di persone. Tutto questo artificio contribuisce alla sensazione di una città progettata per il potere estetico e inadatto per i suoi abitanti umani. Le persone sono ridotte agli atomi di una vasta rete di cubicoli, appartamenti in scatola, pareti di vetro, ascensori, marciapiedi e passerelle replicanti”. Dan North http://drnorth.wordpress.com/2008/11/12/jacques-tatis-playtime-modern-life-is-noisy/

Cidade dos Homines
Umshini Wam
Play Time

MOVIES ::: screenings 12.11.2011

starting at h.19:00

City of Men (Cidade dos Homens) / Kátia LUND, Fernando MEIRELLES
City of God tells the story about the origins of organized drug dealing in the hillside communities in Rio de Janeiro. The drug dealers here are the theme of the movie, in the background we see the communities learning to deal with this new “order”. City of Men could be thought of as being the other side of his story. It is the story about the different aspects of living in one of these communities, in this case the issue being paternity or the breaking up of the family cell, and drug dealing lies in the background.


Umshini Wam (Bring me my machine gun) / Harmony KORINE
Big dreams, big blunts, big rims, and big guns. It’s time to get gangsta gangsta. Ninja and Yo Landi are wheelchair-bound lovers and real gangstas. They live in the outskirts of civilization, they shoot guns for fun, smoke massive joints and sleep in the woods. They don’t have any bling to show for their gangsta cred but the world deserves to know who they are. They’re tramps, and their wheels are starting to fall off.
Ninja become despondent over their vagabond existence but Yo Landi won’t let him give up. What ensues is straight up gangsta mayhem, the realist of the real, true gangsta shit.http://www.youtube.com/watch?v=eMVNjMF1Suo


Play time / Jacques TATI
The capitalist society’s obsession with material goods, superficial societial relations, and the cold, impractical nature of technology and design: Playtime is a humorous and lucid comment on global International Style architecture.
“Play Time is a film justly celebrated for its amazing sets. Every scene is shot in a specially constructed mock-up of a hyper-modern Paris, all flat surfaces, gleaming floors and comfortless furniture. Much of this is realised using forced perspective (to make nearby buildings seem further away and thus larger) and photographed façades standing in for the fronts of some structures (and thus offering no reflections in their mirrored panels. The cast of extras is filled out with 2D cut-outs of large photographs of people. All of this artifice contributes to the sense of a city designed for aesthetic power and ill-suited for its human inhabitants. People are reduced to little atoms in a vast network of cubicles, box-shaped apartments, glass walls, elevators, pavements and identikit walkways.” Dan North http://drnorth.wordpress.com/2008/11/12/jacques-tatis-playtime-modern-life-is-noisy/